CAPITOLO 25
- Eccoli i miei ragazzi! Matteo, Luca, Marco e Giovanni! Ben arrivati nella vostra casa, in quella che era fin da prima della vostra nascita, la vostra famiglia.
Matteo non osava guardare l’uomo che stava parlando, la sua voce gli metteva i brividi, più di qualsiasi uomo Bianco o uomo Nero, nonostante tutto quello che aveva sofferto fino a quel momento. Luca lo ascoltava incuriosito, mentre Marco lo guardava con ammirazione, come se lo conoscesse e solo stesse aspettando di conoscerlo. Giovanni si era ripreso completamente e stava cercando di alzarsi in piedi. Tutti e quattro erano nudi, i segni delle violenze commesse sui loro giovani corpi erano visibili, da alcune ferite usciva ancora sangue fresco, in altre era secco e gli ematomi coloravano tristemente buona parte della loro pelle.
- Mi hanno riferito che quasi tutto è andato per il verso giusto. Matteo, Luca, Marco avvicinatevi.
I tre bambini ancora nudi si stavano comprendo istintivamente i loro genitali con le mani, Matteo e Luca si guardarono tra loro, mentre Marco cominciò ad avvicinarsi a Pantokrator. L’uomo toccò la testa del ragazzino, che immediatamente abbassò il suo sguardo.
- Bravo Marco, venite ragazzi, non abbiate paura, io sono il Padre di tutti voi e sono il Figlio prediletto del nostro Dio. Non abbiate paura del Padre, perché anche lui è figlio come voi e Dio mi parla come io sto parlando a voi. VENITE DUNQUE!
Quell’ultimo grido scosse Luca e Matteo come elettricità e si mossero tremanti verso quell’uomo che non conoscevano e lui toccò i loro volti chini, la mano sulle loro teste era grande e calda, in quel momento i tremiti abbandonarono i loro corpi e senza nessuna spiegazione cominciarono a sentirsi tranquilli, il dolore delle ferite se n’era andato, percepivano solo pace.
- Non temete la mia mano, perché è forte e giusta.
Pantokrator si voltò verso gli uomini che avevano accompagnato i ragazzi.
- Lavateli, vestiteli e nutriteli, poi portateli nelle loro stanze. Hanno bisogno di riposare. Ci aspetta un lungo cammino davanti a noi.
Gli uomini dovettero trascinare i tre ragazzi fuori dalla stanza, ora sembravano non voler staccarsi più da quell’uomo senza identità.
Giovanni aveva osservato tutta la scena, fermo in un angolo della stanza, ancora debole, dovette appoggiarsi alla parete per mantenersi in equilibrio.
- Giovanni, ho riposto molta fiducia su di te e devo dire la verità fino a questo momento sono abbastanza deluso del tuo comportamento, dove pensavi di scappare? Non puoi scappare in nessun posto perché Dio è ovunque!
- E allora? Dio era ovunque anche prima che tu mi rapissi, razza di pervertito, non so cosa hai in mente ma
- ZITTO! Tu farai tutto quello che ti dico io! Se ho deciso di non mandarti ancora sul passo dei Maledetti è perché come stavo dicendo, ho riposto molta fiducia su di te e io non sbaglio MAI! Dunque Giovanni ora dimmi dov’è mia figlia?
- Tua Figlia? E che cavolo ne so io? Non sei tu che parli con Dio? Chiedilo a lui, sai una cosa? Lui è ovunque!
Pantokrator si avvicinò, accarezzò i capelli del ragazzo che si ritrasse, allora li afferrò bruscamente, tirandoli con forza, Giovanni provò un dolore straziante, i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma con la bocca sorrise a Pantokrator sfidandolo. L’uomo lo lasciò.
- Bene Giovanni. Molto bene, non importa. Cristina probabilmente morirà di fame, dubito che la fuori, sola, sappia prendersi cura di se stessa.
- Cristina?
Il bambino non credeva alle sue orecchie, la fanciulla angelica che aveva conosciuto era figlia di quel demonio! Un demonio che però aveva ragione.
- Io posso trovarla, però a cambio voglio che mi prometta una cosa.
- Ah Giovanni sei l’unico dei tuoi fratelli che sembra non avere ancora capito chi sono io e la grande possibilità che vi ha offerto la vita. Tu non puoi minacciarmi né pretendere nulla da me, io decido cosa è giusto o sbagliato. Giusto è che tu viva con la tua nuova famiglia. Non posso lasciarti andare.
- Bene. Non sono stupido questo l’ho capito
“Almeno per il momento”, pensò il fanciullo.
- Non volevo chiederle la mia libertà. Volevo solo essere sicuro che Cristina facesse parte di questa mia nuova famiglia.
“solo così potrò proteggerla, sempre per ora, sarei cretino se pensassi il contrario”.
- Ti sei innamorato di lei? Interessante.
- Io posso trovarla!
- Giovanni vedi che siamo già d’accordo, tu non mi chiedi nulla che io non voglia darti, questo è giusto e buono. Ma non credere che non sappia che le tue intenzioni non sono pure. Io sono il Padre sulla Terra e qui non mi si può nascondere nulla. Il tuo cuore è giovane e niente è semplice, un cuore giovane deve essere forgiato e il tempo mi aiuterà, un passo verso la Famiglia era quello che volevo e tu lo stai dando. Ciò mi basta … per il momento.
Continua...
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"Il Passo dei Maledetti" racconto a puntate di Eva Gianella. Capitolo 25