Capitolo 24
Da quando era uscita da casa, quella che fino a quel momento rappresentava tutto il suo mondo, il buio aveva prevalso su quella luce iniziale che gli mostrava la bellezza di quella natura che aveva visto nella sua testa, tra le pagine dei libri, nelle parole di Rachele, ciò che per lei rappresentava la libertà di cui era stata privata, fin dalla nascita, senza sapere perché.
Quei
primi passi di felicità l’hanno guidata dritta dentro un incubo,
dove l’oscurità copriva ogni cosa, ogni illusione con il passare
delle ore si spegnava dentro il suo cuore e
il terrore vinceva su qualsiasi altra emozione. Poi arrivò lui,
Giovanni, la sua voce, il suo calore, il suo sguardo, esplosero
dentro di lei scacciando più lontana quella paura che la stava
vincendo e riprese a sentire, a sperare.
Ora
era senza forze, aveva raggiunto la recinzione di cui le aveva
parlato il ragazzino, si era accasciata sotto un albero, appoggiata
al tronco, ancora una volta al buio, la notte circondava ogni cosa,
ma quell’oscurità era diversa, la luna sopra di lei illuminava i
suoi occhi e il suo cuore palpitava forte, non solo per l’enorme
sforzo che aveva compiuto per correre fino al confine, era la magia
di quel tenue chiarore, l’odore del tronco, il profumo dell’erba,
l’aria fresca che le accarezzava il viso e la sicurezza che
Giovanni stava correndo verso di lei. Chiuse gli occhi. Si addormentò
mentre le sue labbra senza saperlo stavano sorridendo.
Giovanni
non stava correndo.
Gli
uomini Bianchi
lo stavano trascinando da
Pantokrator, Matteo, Marco e Luca camminavano davanti al gruppo,
entrarono in una stanza, un uomo li stava aspettando, Giovanni ancora
incosciente cominciò a biascicare più volte la stessa parola.
Cristina.
Continua...
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"Il Passo dei Maledetti" racconto a puntate di Eva Gianella. Capitolo 24
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