Giovanni
rimase calmo e fermo nella stessa posizione per diverse ore, ma se
pensavano che lui avrebbe ceduto addormentandosi o abbassando la
guardia, si sbagliavano di grosso, gli altri forse, ma lui no. Lui
no. Ripeteva continuamente quelle due parole, per ricordarsi chi era,
lui gitano di strada aveva la pelle dura.
La
porta si aprì.
Ecco
erano venuti a prenderlo, evidentemente avevano già finito di
torturare l’altro marmocchio, adesso toccava a lui. Una sagoma nera
gli passò a fianco e lui silenzioso come gli avevano insegnato i
suoi fratelli maggiori, si mosse felino e sgattaiolò fuori dalla
porta. Tutto successe in un istante, esattamente quel secondo che
tardarono le luci ad accendersi dopo l’apertura della porta.
L’uomo
Nero si guardò intorno incredulo. Mancava l’ultimo ragazzino. Non
poteva essere. Si avvicinò agli altri due che cominciarono a gridare
e a strisciare sul pavimento per allontanarsi da lui. Li prese per il
collo entrambi, stringendo come lui sapeva, fino al limite quelle
ossa giovani. Li guardò bene in faccia, mentre il viso di Matteo e
Luca stava diventando violaceo e gli occhi sempre più sporgenti, poi
lasciò la presa e caddero violentemente al suolo. L’uomo Nero si
voltò e quasi correndo uscì dalla stanza, sbattendo violentemente
la porta.
Si
spensero le luci.
Tornò
il buio.
Continua...
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"Il Passo dei Maledetti" racconto a puntate di Eva Gianella. Capitolo 18
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