Una bambina. Non sapevo cosa mi sarebbe successo, era solo un gioco, però sempre è solo un gioco, o nella maggior parte dei casi.
Non pensavo che il mio futuro sarebbe dipeso da un solo giorno, ma nessuno pensa a questo.
Scriveva sul suo quaderno, non sapeva dove l'avrebbero portata quella notte i suoi pensieri, ma come direbbe lei, nessuno comincia a scrivere di sé sapendolo. Però lei non è questo Nessuno, lei è Cate.
La casa era grande, e ovviamente niente di nuovo se vi dico che era abbandonata, beh sorpresa non era abbandonata, neppure nel senso che era abbandonata e ho incontrato qualcuno dentro ad aspettarmi. No. Era una semplicissima casa abitata. Volevo solo vedere chi viveva lì, com'era dentro. Una semplice curiosità. Bussai alla porta. Non suonai al campanello, perché pensavo che sicuramente solo bussando non mi avrebbero sentito, e bene la mia voglia di sperimentare sarebbe morta sul nascere, senza nessun rimorso, ci avevo provato. Ma non andò proprio come pensavo. La porta si aprì.
Cate è bella. La sua pelle è stupendamente bianca. I suoi occhi incantevolmente neri, esile e forte. Ormai da alcuni anni vive sola con suo padre, prima viveva sola con la madre, ma lei, la madre, ha deciso un bel giorno di morire, e non impiccandosi nella solitudine della sua camera e neppure tagliandosi le vene nella tranquillità del suo bagno, no, la sua testa irrimediabilmente e clandestinamente malata già da tempo voleva di più, voleva lasciare un segno più profondo, più devastante. Per questo chiamò la figlia.
Cate sei diventata abbastanza grande, adesso ti insegno una cosa ok?
ok mamma.
Vuoi imparare a fare le punture come la mamma?
non so mamma mi fa un po' paura.
Per questo devi imparare per vincere la paura, e diventare una brava infermiera come la mamma, non mi dici sempre questo Cate?
Non so
si dici sempre che vuoi diventare infermiera come la tua mamma
non so mamma
dai vedrai che è divertente devi solo spingere questo tubicino di plastica, è come un gioco, vieni Cate, prendi questa, si chiama siringa
Siringa
brava, visto com'è facile, sei l'orgoglio della mamma. Brava così, non devi aver paura adesso me la devi mettere qui nel braccio
non riesco, non voglio farti male, ho paura
chi ha detto che fa male, anzi mi farà bene, non devi spingere forte, la siringa amore è fatta apposta per non fare male, vedrai che entrerà praticamente sola
non voglio, per favore mamma
Cate mi vuoi deludere? Ho bisogno di te non vedi? Non vuoi fare questo per la tua mamma, ho bisogno di questa puntura e non posso farmela sola.
Perché no?
Perché le infermiere non si fanno mai le punture da sole
perché?
Perché è una regola, pensavo lo sapessi
no non lo sapevo
bene adesso lo sai. Non vuoi aiutare la tua mamma Cate?
Va bene, però promettimi che non ti farò male
te lo prometto
Così Cate uccise sua madre, iniettandole una dose letale di morfina. La vide morire lentamente davanti a sé, contorcendosi nel suolo, e lei piangendo, non riuscì a gridare ma solo a stringerla forte, ripetendo sotto voce, mamma mamma mamma perdonami.
Le trovò il padre, dopo ripetute telefonate senza risposta, abbracciate l'una all'altra, erano passate più di 24 ore dalla prima puntura di Cate della sua vita, e il padre la raccolse dal suolo, stava piangendo e ripetendo sotto voce, mamma mamma mamma perdonami.
Tenendolo fra le sue braccia, quello stesso giorno il padre la portò a vivere con sé.
Cate cominciò così a vivere con suo padre. Cate aveva 6 anni.
Dal romanzo inedito "Lacrime di Sangue"
Dimmi, lo trovo in libreria?
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