CAPITOLO
16
Giovanni
non smetteva di muoversi, non gli importava se la stanza fosse
completamente buia, lui non aveva paura, forse gli altri bambocci che
erano li con lui, ma lui no. Se era entrato da una porta, doveva
trovare quella stramaledetta porta, non appena si fosse aperta
avrebbe approfittato di quell’oscurità per scaraventarsi fuori e
correre il più velocemente possibile, lontano da quel gruppo di
matti che lo aveva sequestrato. Perché poi sequestrare uno zingaro
come lui non l’aveva capito. Comunque la sua Famiglia lo avrebbe
trovato era solo una questione di tempo, questi delinquentelli da
manicomio non sapevano con chi si erano messi.
La
porta si aprì, ma lui era troppo lontano, questa volta invece di
perdere tempo con piagnistei inutili si concentrò sulla posizione
della luce, la prossima volta non si sarebbe fatto trovare
impreparato.
Per
l’ennesima volta entrò il fantomatico uomo Nero e scaraventò
dentro la stanza un sacco di patate che molto probabilmente ero un
altro di quei marmocchi di cui gli aveva blaterato quel piagnone
prima che lo portassero via. Tanto per cambiare il bambinetto in
questione stava piangendo, il tutto accompagnato da lamenti e
farfugli. La porta si richiuse.
Dunque
secondo quel poco che aveva visto, le cose funzionavano così: ogni
volta che riportavano nella stanza un bambino malconcio, ne
prendevano uno immacolato molto probabilmente per torturarlo, tutto
doveva avere un fine nascosto che lui ancora non comprendeva, ma non
era il momento di farsi domande inutili. Quindi secondo i suoi
calcoli il prossimo sarebbe stato lui e sarebbe stato pronto.
Nella
sua testa stava seguendo una luce immaginaria che aveva registrato
nella sua mente, dopo alcuni tentativi finalmente le sue mani
toccarono quella che doveva essere una porta, ne seguì la forma con
le dita e quadro la visualizzò perfettamente nella sua testa, si
accovacciò a terra al margine di quella che sarebbe stata la sua via
di fuga.
Nel
frattempo avrebbe dovuto sopportare la puzza di un cagasotto, il
farfugliare di un isterico e Dio sa se ce n’erano altri nella
stanza di rompiscatole come quelli.
-
Ehi tu ma te ne vuoi stare un po’ zitto! Cos’è prima di venire qui eri un chierichetto o che cosa, comunque stai tranquillo il Padre Nostro lo so pure io.
Luca
smise la sua cantilena, era come se la voce di Giovanni lo avesse
svegliato da un incubo ma si toccò la faccia e anche se non vedeva
nulla sapeva che le sue mani si erano sporcate di sangue e lacrime.
Continua...
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"Il Passo dei Maledetti" racconto a puntate di Eva Gianella. Capitolo 16
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